mercoledì 5 ottobre 2011

La crisi italiana e le responsabilita' di Bersani

Luigi Bersani, leader PD
Stiamo assistendo ad un progressivo scollamento dell'attuale maggioranza di centrodestra che governa, si fa per dire, il nostro Paese. Scollamento che e' meno reale di quanto non facciano credere i giornali, abituati a dedicare pagine e pagine alla politica italiana, ovvero alle beghe di palazzo, e che per riempire quegli spazi ripropongono quotidianamente scenari nuovi ed inediti. La realta' e' che se si andasse ad elezioni, molti degli attuali parlamentari non sarebbero rieletti ed avendo a cuore il loro interesse particulare, per riprendere il sempre ahinoi attuale Guicciardini, a discapito di quello generale, fanno carte false per tenere in piedi un governo che fa male agli italiani. Ma e' il caso di fare attenzione ad un centrosinistra che sembra forte grazie agli errori e alle difficolta' degli avversari piu' che per suoi meriti.
La grande vittoria, come definire altrimenti il milione e duecentomila firme raccolte in poche settimane?, del comitato referendario contro il Porcellum, l'attuale legge elettorale, conferma il crescente disprezzo degli italiani verso una classe politica di nominati. Vittoria raggiunta anche grazie alla base del PD che certamente si e' recata a firmare contro il Porcellum ma senza il supporto simbolicamente importante del suo leader, Bersani. E allora, cosa aspettare per ripartire dalla vittoria delle amministrative di maggio, con Napoli e Milano che hanno scelto candidati alternativi alla destra? Perche' non mettere in piedi un cantiere per il programma partendo proprio dal PD, dal SEL e dell'Italia dei Valori? Un programma, non un libro come fu quello redatto per le politiche del 2006. Dieci punti per cambiare l'Italia, partendo da due grandi affermazioni: il ripristino del senso etico nell'impegno politico di chi si candida con il centrosinistra e la volonta' di rilanciare il Paese che e' bloccato da tanti conflitti di interesse e da troppi potentati che ne soffocano le energie. Di Pietro ha praticamente trascinato a Vasto, alla conferenza annuale dell'IDV, Bersani, che prima aveva detto che sarebbe venuto, per poi disdire e alla fine venire, per un pubblico confronto insieme a Vendola sul futuro di un'alleanza che ancora non decolla. Dopo tante belle parole, siamo qui ancora ad aspettare. Il PD sembra infatti piu' impegnato a capire cosa succede dall'altra parte del fossato sperando in qualche soluzione pasticciata. Quello che gli italiani vorrebbero sentisi dire invece e': vogliamo il ritorno alle urne domani, con una nuova legge elettorale, abbiamo un programma e siamo pronti alla sfida per costruire l'Altra Italia. Adesso.

3 commenti:

  1. I problemi del PD sono gli innumerevoli scheletri nell'armadio. Scheletri e fantasmi che, casualmente, spuntano fuori dopo ogni scandalo che tange il centro-destra. Casualità? L'importanza è relativa. Fatto sta che avere nel proprio partito persone viscide come Massimo D'Alema. Piero Fassino, Filippo Penati, Antonio Bassolino,ecc.., fa perdere quella credibilità di essere alternativi che tanto viene decantata ultimamente. La sinistra, intesa come opposizione, è priva di idee e di proposte, a differenza di quanto ribadisce tenacemente in ogni dibattito. Vale la pena di rammentare, giusto per rendere omaggio all'opposizione parlamentare, lo studio di openpolis che racconta come l'attualme maggioranza di governo sia stata salvata proprio dall'opposizione, soprattutto causa assenza durante le delibere, per l'abnorme cifra di 5089 volte. Prima di reclamare le urne sarebbe meglio fare alcune riflessioni.

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  2. Concordo circa la tua analisi sui problemi del PD. Piu' in generale in un Paese in cui governo e opposizione svolgono ciascuno il proprio compito non si potrebbe arrivare ai livelli di corruzione in cui versa il sistema politico italiano, dove la questione dell'(im)moralita' nelle istutuzioni e' ormai da lungo tempo un problema strutturale del nostro Paese.
    Alcune clamorose assenze tra le fila dell'opposizione durante certe votazioni erano gia' giunte alla ribalta delle cronache ma certamente lo studio di Openpolis fornisce un'idea complessiva sulla quantita' di occasioni perdute per mandare giu' il governo ma non necessariamente per mandarlo a casa visto che se il governo e' battuto non deve dimettersi tranne che non si tratti di un voto di fiducia. Cio' non cambia la sostanza del problema ovviamente.
    Sulla mancanza di proposta politica dell'opposizione, appunto, e' tempo di lavorare ad un programma chiaro fatto di proposte. Se aspettiamo che il PD risolva i suoi problemi prima del voto, temo che non si andra' a votare sino al 2033. E qualcuno potrebbe definirmi un ottimista. Elezioni, con nuova legge elettorale, as soon as possible come direbbero a Londra: il prima possibile.

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  3. In Inghilterra, purtroppo, as soon as possible è un modo di dire che ha un significato. Da noi è solo un bel contenitore, la solita frase slogan per acchiappare qualche voto e un po di consenso.Voti e consensi che sono inutili. L'asse PDL-Lega si sta scavando la fossa da solo. L'opposizione dovrebbe, invece, lavorare solo e solamente sul programma. Che senso ha chiedere continuamente le dimissioni di chi nella sua storia non ha mai fatto un passo indietro? La gente vorrebbe sentir parlare di problemi, non vedere le solite gazzarre tra politici sui problemi, intercettazioni, malefatte del premier. Bisogna parlar d'altro. Riconosco all'IDV ed a Di Pietro di aver brandito, finalmente, lo strumento del referendum per dimostrare che il popolo deve riunirsi. Ma, ahimè, questa è solo una luce fioca in fondo al tetro tunnel. Non basta. L'Italia dei Valori da sola non andrebbe al governo. E' costretta ad unirsi al lombrosario targato PD.

    Per quanto riguarda la legge elettorale bisogna essere realisti più che ottimisti. A chi conviene? Ai cittadini. A chi non conviene? Ai partiti. Perchè? Come farebbero a portare in Parlamento i vari Scilipoti, Stracquadanio, La Torre, ecc... La legge elettorale difficilmente si farà. Piuttosto faranno cadere il governo, ovviamente montando l'impalcatura atta ad incolpare la "sinistra" o peggio la "magistratura sovversiva".

    E che dire dell'abolizione delle province? Altra tappa fondamentale che non verrà mai veramente affrontata. Altrimenti tutti i trombati che non sono entrati in Parlamento dove verranno parcheggiati? Ecco la vera utilità delle province. Altro che "enti più vicini ai bisogni dei cittadini".

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